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Si trova in Val di Ledro, a Passo Nota, sul vecchio confine austro-ungarico a una manciata di chilometri dal Lago di Garda. I ledrensi non ci stanno e hanno scritto anche a Francesco per evitare «questo anacronistico scempio» di Redazione Roma
11 novembre 2024
Vaticano, presentato nuovo portale Basilica San Pietro 3′ di lettura
Lo chiamano il Gigante verde perchè è alto trenta metri e ha duecento anni e in questi due secoli ne ha superate tante, guerre, tempeste di neve, la scure dei falegnami e ha dato ombra a chi chiedeva ristoro dopo una lunga camminata. Se ne sta lì in Val di Ledro, a Passo Nota, sul vecchio confine austro-ungarico, a una manciata di chilometri dal Lago di Garda, a 1.200 metri di altezza e non sa che su di lui pende un grande pericolo. Essere tagliato per finire in Vaticano e diventare l’albero di Natale di Piazza San Pietro. Ma i ledrensi non ci stanno e hanno scritto anche a Papa Francesco per evitare «questo anacronistico scempio».
Petizione su change.org
Su change.org è stata fatta una petizione contro l’abbattimento che ha già raccolto 40mila sottoscrizioni. A dar loro man forte c’è anche una diffida che un avvocato ha già messo nero su bianco e che impedisce a chiunque di tagliare quell’albero. «Siamo contrari a questa inutile strage – spiegano i Comitati e le associazioni -. Non ha senso poi parlare di danni dovuti al cambiamento climatico se poi perpetuiamo usanze come questa, che impone la morte a un abete secolare, simbolo degli altri milioni di alberi che vengono abbattuti in Italia e nel mondo ogni anno per una festa di cui l’albero non è nemmeno il simbolo. Sarebbe bello vederlo decorato ma dove si trova ma senza abbatterlo. Molti giovani, negli ultimi anni, hanno acquisito un diverso sentire nei confronti della natura e ci stanno dando man forte».
Una suggestione per il Vaticano
I comitati si rifanno anche alle encicliche di Francesco in cui si chiede il rispetto dell’ambiente: «Chiediamo a Sua Santità di scongiurare questo taglio e di venire da noi in Valle a visitare la bellezza di questo luoghi». Lorenzo Vescovi, del Comitato Quaranta e tre milioni (quaranta come gli alberi donati dal Comune di Ledro al Vaticano e tre milioni come il numero degli alberi tagliati in Italia ogni anno per il Natale, ndr), parla di un contratto «del Comune di Ledro con il Vaticano che ha messo a bilancio 60mila euro per la fornitura dell’albero, una cifra spropositata che potrebbe essere spesa per altre necessità dei 5.000 residenti di Ledro», come, dicono altri abitanti, «investimenti nella sanità visto che mancano i medici di base. Anche la situazione dei trasporti in Valle è disastrosa: la galleria che ci collega a Riva del Garda è rimasta chiusa per un lungo periodo per infiltrazioni». Da Ledro arriva, tramite la petizione, una suggestione per il Vaticano: «Perchè non pensare di realizzare un albero artistico permanente con legna derivante dagli alberi caduti a causa degli eventi climatici, come è stato fatto a Molveno con l’Orso o il Drago Vaia sull’Altipiano Cimbro? Un eventuale messaggio in tal senso dal pontefice sarebbe davvero un segnale di cambiamento».
Il sindaco: stanno rovinando una festa per una pianta
«Qui sono tutti contenti, siamo in 600 dal paese che andiamo a Roma per la cerimonia di accensione dell’albero di Natale, sarà un viaggio di comunità per tutti. Non mi aspettavo una cattiveria simile. Qui ci stanno rovinando una festa solo per una pianta». Renato Girardi, sindaco di Ledro, in Trentino, è amareggiato dopo la diffida ricevuta da due comitati ed una petizione su internet per impedire al Comune di inviare in Vaticano un abete secolare. «Noi vogliamo solo donare un abete e vorrei sottolineare che se non veniva donato andava in segheria, questo deve esser chiaro», prosegue Girardi. Quelle dei comitati, sottolinea il sindaco, «sono inesattezze. Abbiamo un piano di abbattimento come in tutto il Trentino ed i forestali che segnano le piante da abbattere in base alla legge provinciale. Tutto è in regola. Poi, è facile sparare, ma puntualizzo che noi tagliamo tutti gli anni, e siamo Comune certificato Pefc, una garanzia di sostenibilità del territorio e della gestione forestale. Il nostro piano prevede una ricrescita di 8.260 metri cubi l’anno e ne abbattiamo 5.600 l’anno che fanno parte della nostra economia. Sono sempre stati abbattuti, fanno parte della coltivazione del bosco. Le piante da abbattere sono quelle mature e quindi quelle secolari, che superano gli 80 o 100 anni, di solito si va in base al diametro. Sono alberi che si trovano in abetaie dove ci sono migliaia di piante», precisa Girardi. L’abete che sarà donato al Vaticano tornerà poi in valle di Ledro: «Faremo un concorso di scultura durante la nostra rassegna Ledro Land Art e resterà un ricordo permanente. Poi il nostro gruppo di scultori farà una scultura da conservare in Comune. Portiamo a Roma anche 39 alberelli addobbati da tutte le associazioni e dai Comuni gemellati in Repubblica Ceca e Romania, a Roma con noi verranno anche loro delegazioni».
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