Corsa al rame: il metallo più ambito
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Corsa al rame: il metallo più ambito
Il 29 maggio, la BHP, il colosso minerario australiano, ha dichiarato di non voler avanzare una nuova offerta per acquisire la Anglo American, rivale britannica. Alle 17 ora di Londra scadeva il termine per le trattative, ponendo fine, almeno temporaneamente, a uno dei più costosi tentativi di fusione nel settore minerario.
Se l’offerta da 49 miliardi di dollari fosse stata accettata, avrebbe creato il più grande produttore mondiale di rame, con una produzione combinata di 2 milioni di tonnellate annue, coprendo il 10% della produzione globale.
Rame, il metallo più ambito
Il tentativo di acquisizione è iniziato il 24 aprile, quando la BHP ha presentato una prima offerta, subito respinta da Anglo American come insufficiente e opportunistica. Nonostante ulteriori proposte, tutte rifiutate, le due aziende avevano aperto trattative da concludere entro il 29 maggio 2024, lo stesso giorno delle elezioni legislative in Sudafrica.
Il coinvolgimento del Sudafrica non era casuale: la BHP chiedeva che Anglo American vendesse le sue miniere nel paese, tra cui Anglo American Platinum e Kumba Iron Ore, per concentrarsi sul rame. Tuttavia, Anglo American, legata storicamente al Sudafrica, temeva che il governo locale, tramite un fondo pensione pubblico, potesse imporre costi elevati per l’approvazione dell’operazione.
Nonostante l’esito negativo, questo tentativo riflette l’importanza crescente del rame, essenziale per la transizione energetica e le tecnologie avanzate. Il rame è il secondo miglior conduttore di elettricità dopo l’argento, ma è molto più economico. Come riportato dal Wall Street Journal, la corsa al rame coinvolge superpotenze come Stati Uniti e Cina.
Dopo la crisi della canadese First Quantum Minerals, l’amministrazione Biden ha investito 3 miliardi di dollari per acquisire miniere in Zambia, in competizione con Emirati Arabi Uniti, Giappone e Arabia Saudita. L’obiettivo degli Stati Uniti è ostacolare l’espansione cinese nel mercato dei metalli e dei minerali. Senza un ministero delle risorse minerarie o un fondo sovrano, gli Stati Uniti collaborano con aziende private e fondi sovrani alleati per sostenere questi investimenti.
Nuove opportunità di lavoro
Nel 2023, gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita hanno negoziato un accordo per investire nella Repubblica Democratica del Congo.
Questo accordo ha permesso di rilanciare la produzione di rame nella regione, creando nuove opportunità di lavoro e contribuendo allo sviluppo economico del paese. Grazie alla collaborazione tra Washington e gli Emirati Arabi Uniti, la Mopani Copper Mines ha potuto beneficiare di nuovi investimenti e tecnologie, migliorando così le sue operazioni e la sua sostenibilità a lungo termine.
Questo partenariato (accordo di natura economica, sociale, politica fra due o più enti o imprese), ha dimostrato come la cooperazione internazionale possa portare a risultati positivi e impattanti per le comunità locali e per l’economia di un paese.
Inoltre, l’International Development Finance Corporation (DFC) sta finanziando un progetto di estrazione di rame in Pakistan, previsto per il 2028, che diventerà uno dei più importanti al mondo. Nello stesso anno, la Cina ha investito oltre 19 miliardi di dollari in metalli e miniere, un aumento del 158% rispetto al 2022.
Rame in Pakistan
Inoltre, l’International Development Finance Corporation (DFC) sta finanziando un progetto di estrazione di rame in Pakistan, previsto per il 2028, che diventerà uno dei più importanti al mondo. Nello stesso anno, la Cina ha investito oltre 19 miliardi di dollari in metalli e miniere, un aumento del 158% rispetto al 2022.
Attualmente, il rame è diventato il metallo più ambito sul mercato delle materie prime.
A metà maggio, durante la sessione alla London Metal Exchange, il prezzo del rame ha raggiunto una nuova altissima cifra di 11.000 dollari per tonnellata, superando così il record precedente.
A New York, i prezzi del rame hanno toccato livelli ancora più alti. Con le aziende minerarie che segnalano una diminuzione della produzione, gli esperti di Bloomberg prevedono che i prezzi potrebbero salire fino a 12.000, se non addirittura 13.000 dollari per tonnellata entro la fine dell’anno.
Alternative meno costose
Tuttavia, come nota Javier Blas di Bloomberg, la realtà potrebbe non essere così rosea.
La domanda di rame si sta indebolendo, soprattutto in Cina, dove i compratori iniziano a ricevere sconti significativi.
Le previsioni indicano che entro dieci anni la domanda di rame potrebbe raddoppiare, passando dalle attuali 25 milioni di tonnellate a 50 milioni all’anno.
Tuttavia, l’offerta potrebbe non riuscire a tenere il passo con la crescente domanda, mettendo a rischio l’intero processo di transizione energetica a livello globale.
Inoltre, i prezzi elevati portano le aziende a cercare alternative meno costose, come l’alluminio, e a migliorare il riciclo dei metalli. Infine, le crisi politiche e commerciali globali potrebbero rallentare la crescita economica, riducendo la domanda di rame e causando una bolla finanziaria.
La corsa al rame è guidata dalla sua importanza strategica per l’energia e la tecnologia, ma il mercato è complesso e influenzato da molteplici fattori economici e geopolitici.