Napoli e Venaria Reale gemellate dalla mostra dei tesori di Capodimonte
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Napoli e Venaria Reale gemellate dalla mostra dei tesori di Capodimonte
"Se Torino e Napoli sono da oltre un secolo divise dal tifo calcistico, sul piano della cultura esiste invece da sempre un asse privilegiato tra le due città". Parola del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, intervenuto venerdì 22 marzo presso la Reggia di Venaria Reale, in occasione dell'anteprima della mostra "Capodimonte da Reggia a Museo", che aprirà al pubblico dal 29 marzo prossimo. Un'autentica sorpresa pasquale, è il caso di dirlo, resa possibile proprio grazie all'intervento del Ministero della Cultura, che fino al 15 settembre sarà a disposizione degli amanti della cultura e dei turisti, che ormai da tempo affollano il monumento sabaudo non solo in occasione di festività e ponti ma nell'arco di tutto l'anno, complice lo spettacolo degli antistanti Giardini, che ad ogni stagione offrono anche più di uno spettacolo naturale e che al momento regalano al visitatore la fioritura dei ciliegi. La mostra propone cinque secoli di capolavori, da Masaccio ad Andy Wharol, passando per artisti come Tiziano, Caravaggio, Guido Reni, Artemisia Gentileschi, Parmigianino, solo per citarne alcuni. La maggior parte delle opere proviene dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, diretto dal dicembre scorso da Erik Schmidt, intervenuto alla conferenza di presentazione, cui è accorso peraltro il parterre istituzionale delle grandi occasioni. Dal sindaco di Venaria Reale Fabio Giulivi a fare gli onori di casa, al Presidente della Regione Alberto Cirio, all'Assessore Regionale Maurizio Marrone. Schmidt, rimanendo nella metafora calcistica innestata dal ministro Sangiuliano, prendendo ad assist il fatto che lo Juventus Stadium ha in pratica un piede dentro Venaria, trovandosi al confine della città, ha rimarcato che quando si tratta di arte "Napoli e Torino dimenticano la competizione 'partenopei-gobbi' per lasciare spazio alla collaborazione cementata da secoli di rapporti culturali tra le due realtà". E senza dubbio la collezione del Museo di Capodimonte, con le sue 49mila opere d'arte distribuite in 126 sale, circondate da un Parco di 134 ettari, si colloca tra le teste di serie nella classifica mondiale del genere. Se il gemellaggio sportivo è impresa forse attualmente scarsamente immaginabile, a suggellare invece il gemellaggio artistico tra Napoli e Torino è la sala che apre il percorso espositivo in Reggia, intitolata "Artisti napoletani per la corte sabauda", a ricordo dei rapporti intensi tra i Savoia e i Borbone, con importanti prestiti dalle collezioni dei Musei Reali di Torino, anch'essi partner dell'esposizione insieme al Consorzio delle Residenze Reali Sabaude. Ma la mostra racconta soprattutto l'evoluzione delle storia del Museo di Capodimonte in parallelo a quella del giovane sovrano Carlo di Borbone e dei vari nuclei collezionistici legati alla sua dinastia, in primis quello borbonico appunto, ma anche quello farnesiano di provenienza materna. Accanto a quadri notissimi come la profana Danae di Tiziano, tratto dal mito di Ovidio, che racconta di Giove che si congiunge all'amata sotto forma di pioggia d'oro, dipinto che fu trafugato da Cassino nel 1943 e recuperato nel 1947, troviamo opere sacre come la Crocifissione di Masaccio, la Flagellazione di Caravaggio, Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi. L'immagine della mostra è rappresentata dal noto quanto enigmatico ritratto di Antea del Parmigianino, mentre altri dipinti hanno storie rocambolesche, come l'opera di Bernardo Cavallino raffigurante Santa Cecilia in estasi, di cui è visibile anche il bozzetto, che era stata addirittura donata ad Hitler nel 1941 per motivi diplomatici. Presenti alcune "chicche" come la Cassetta Farnese, oggetto di recente restauro, nonché elementi decorativi in cristallo di rocca. Non potevano mancare numerose testimonianze di statuine provenienti dalla rinomatissima Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte. Da record, per le enormi dimensioni, il ritratto di famiglia del Re Ferdinando IV di Borbone. E c'è da immaginare che da record saranno anche i numeri dei visitatori della mostra.
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